Creativi, Intelligenza Artificiale e un anno di lavoro con ChatGPT
Fra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 ci siamo innamorati – ancora – di qualcosa di nuovo con cui abbiamo pensato di trascorrere il resto della nostra vita. Non qualcosa di passeggero, un’esperienza di una notte, ma qualcosa destinato a restare e cambiarci.
Parliamo di Intelligenza Artificiale (AI) e soprattutto di ChatGPT, lanciato da OpenAI alla fine del 2022.
Oggi sono oltre 100 milioni gli utenti settimanali che si rivolgono a ChatGPT per lavoro o altro. In pratica, abbiamo trovato il competitor dei reel dei gattini su Instagram – tu che leggi: lo sappiamo, piacciono anche a te, non negare.
E quindi, ora che siamo arrivati alla fine dell’anno più importante per lo sviluppo dell’AI, domandiamoci: com’è cambiata l’intelligenza artificiale e soprattutto come siamo cambiati noi con lei?
Intelligenza Artificiale e Intelligenza da Agenzia Creativa
Nel podcast WorkLab, Sam Schillace (Deputy CTO di Microsoft) parla proprio di AI e di come questo strumento stia cambiando il paradigma della produttività oggi. Da una parte, sta diventando sempre più accessibile e conveniente: oggi praticamente tutte le aziende, di ogni dimensione – dalla multinazionale all’azienda all’impresa individuale – possono utilizzare l’Intelligenza Artificiale a costi bassissimi. Resta sempre da considerare, però, il costo di aggiornamento delle risorse: chi usa, ad esempio, ChatGPT è in grado di farlo? È capace di sottoporre dei buoni prompt e valutare il risultato finale?
Questo resta sempre, purtroppo, poco considerato.
È anche vero, però, come sottolinea Schillace, che gli strumenti di AI stanno diventando sempre più sofisticati – stanno imparando il più possibile dagli esseri umani e stanno generando risposte sempre più in linea con i desiderata. Questo non è da sottovalutare perché, soprattutto in un’agenzia creativa, permette di avere uno strumento capace di lavorare bene e lasciare il tempo alle risorse di concentrarsi sulle attività più creative e strategiche. Il sogno di ogni agenzia.
Insomma, secondo i produttori di strumenti di Intelligenza Artificiale, sta andando tutto bene e l’AI sta aiutando progressivamente sempre di più a lavorare bene.
Circa un anno fa i nostri copywriter d’agenzia avevano sfidato ChatGPT in uno scontro senza esclusione di colpi, ne avevamo parlato qui. All’epoca erano stati i nostri copywriter a vincere la sfida, ma oggi andrebbe allo stesso modo?
A questo punto domandiamoci: cosa ne pensano i professionisti che usano l’AI?
Ma cosa ne pensano davvero i professionisti del settore?
Tra 1.500 esperti del tech, sorprendentemente, il 60% crede che l’IA sia un po’ sopravvalutata (ma non lo direbbero mai a un chatbot per non ferirne i sentimenti).
Difatti, se nell’ultimo periodo vi è capitato di utilizzare ChatGPT, Bard o PizzaGPT (ve lo ricordate?), vi sarete accorti forse delle cosiddette allucinazioni, ovvero risultati di limitazioni nei dati, nei modelli, nei processi di addestramento o nella capacità dell’AI di interpretare correttamente gli input forniti.
È come dire a una AI di “prendere il toro per le corna” e poi vederla cercare disperatamente un vero toro. Queste povere creature digitali a volte prendono tutto troppo alla lettera. Come gli innamorati troppo coinvolti che non sanno quando fermarsi.
Allucinazioni a parte, viene riconosciuto il suo impatto significativo in vari settori, come ad esempio l’utilizzo che viene fatto nell’ambito sanitario o medico dove l’AI sta diventando un supporto indispensabile per i professionisti, aiutando a diagnosticare malattie con una precisione degna di un episodio di “Dr. House”. Basti pensare che nel 2023, esistono già diverse aziende che hanno creato software da utilizzare per “disegnare” organi che sono a rischio di danni da radiazioni.
Questo processo richiede in genere a un medico esperto dai 30 ai 180 minuti per disegnare tutti questi organi. Con l’intelligenza artificiale, bastano meno di 2 minuti e la qualità è molto alta (certo, deve ancora essere rivista e spesso sembrano necessarie piccole modifiche).
Nei media invece, sta trasformando la produzione di contenuti in qualcosa che farebbe invidia agli sceneggiatori di MadMan (noi siamo grandi fan della serie, vi ricordate di quando ne abbiamo parlato in uno dei nostri articoli? Andatelo a rileggere subito). Anche per questo motivo, molti sceneggiatori e lavoratori del mondo dell’intrattenimento internazionale hanno scioperato chiedendo maggiori tutele contro l’intelligenza artificiale, e chissà che questo tipo di scioperi nei vari settori sia sempre più frequente.
E nella finanza? Chatbot, AI e assistenti virtuali stanno diventando sempre più comuni in questo settore, fornendo supporto ai clienti 24/7 per risolvere problemi e rispondere a domande, assistendo loro nella gestione account. Questi strumenti alimentati dall’AI possono gestire attività di routine, liberando gli impiegati umani per concentrarsi su questioni più complesse. Ad esempio, ING Bank stima di risolvere i problemi fino al 90% delle volte con un chatbot AI, fornendo un servizio più rapido ed efficiente. E non solo: sembra che l’IA stia cercando di insegnare ai nostri conti in banca come crescere da soli, come se fosse un consulente finanziario su misura che analizza i dati come reddito, spese e preferenze di investimento, per fornire raccomandazioni e orientamenti personalizzati.
Mica male!
In pratica, dai dati, il 70% delle aziende afferma di aver iniziato un percorso per l’adozione di strumenti di Intelligenza Artificiale ma ancora non tutti i professionisti si fidano dell’AI e preferiscono esplorarla ancora prima di utilizzarla in modo metodico e continuato nelle proprie attività lavorative.
L’impressione è che tutti parlino di AI, tutti dicano di averla adottata in azienda, ma quasi nessuno la utilizza effettivamente. Dopotutto, chi vuole essere ricordato come l’azienda che ha detto “no grazie” al futuro?
Sappiamo che i lavori più noiosi li fai fare all’AI. Lo facciamo anche noi
L’IA può potenziare le nostre capacità e accelerare la nostra ingegnosità, lo sappiamo, ma non è un sostituto del giudizio e della creatività umana, per ora. Noi lo sappiamo bene, abbiamo scritto un intero articolo sul lavoro creativo.
Per sfruttare appieno il potere dell’IA, dobbiamo adattare le nostre abitudini lavorative e abbracciare un nuovo approccio alla collaborazione, volendolo o meno. Questa tecnologia può generare nuove idee e aiutarci a esplorare diverse prospettive. Utilizzando strumenti per l’ideazione, il brainstorming e la risoluzione creativa dei problemi, possiamo espandere i nostri orizzonti creativi e trovare soluzioni innovative.
Per esempio, i nostri sviluppatori web d’agenzia – quelli che realizzano i nostri stupendi siti web – sfruttano ormai l’AI per sviluppare componenti e funzioni personalizzate, senza fare ricorso a plugin sconosciuti e costosi o soluzioni più complesse.
I nostri SEO Specialist, invece, hanno lunghe conversazioni con ChatGPT sull’impostazione dei piani editoriali dei blog sulla base delle keyword selezionate e anche per ricevere un editing attento.
Anche i grafici, quando vogliono impazzire un po’ e fare cose molto più creative, si lanciano su Dall-E o altri programmi di AI per generare immagini uniche e iconiche. E questo ci serve non solo per foto e video ma anche per la nostra gestione dei social media.
E poi i nostri copywriter…no, non è vero, loro non confesseranno mai di usare ChatGPT. Si stanno ancora leccando le ferite.
La grande storia d’amore del 2023 arriverà al 2024?
Ci lasceremo o resteremo ancora insieme? Arriverà una novità che ci fara disamorare dell’AI e di ChatGPT? Torneremo alle vecchie fiamme o andremo avanti?
Quello che sappiamo per certo è che il 55% delle aziende sta ancora affinando le proprie tecniche con l’AI mentre il resto è ancora alle prese con il manuale d’istruzione e non ha ancora capito come installarla.
Dopo la fase di love bombing in cui tutti – ma proprio tutti – pensavano all’AI come alla storia della vita, oggi si è passati a una normalizzazione di questa storia fra utente e Intelligenza Artificiale. Come sempre, dopo l’innamoramento, bisogna capire qual è il compromesso migliore per riuscire a vivere (bene) insieme. Mentre salutiamo il 2023 ed entriamo nel 2024, una cosa è chiara: questa storia è appena iniziata, ci saranno certamente alti e bassi da attraversare ma dopo questa esperienza le persone e il loro modo di lavorare non saranno più come prima.
Come per ogni storia d’amore dobbiamo chiederci: alla fine di questo viaggio, saremo migliori o peggiori di prima?