Come UX e UI cambiano la percezione del brand (e possono combinare disastri)
Questo dei marketer e comunicatori è un mestiere difficile: è sempre una scommessa col destino. Tu raccogli dati, fai ricerca, test su test e pensi di poter prevedere il comportamento delle persone e indirizzarle, ma non sempre va così. Quando va bene, è sempre tutto molto bello e le fatiche del lavoro sono ripagate dal risultato positivo; quando va male, però, va davvero molto male.
VUOI CANDIDARTI COME PRESIDENTE DELL’ISLANDA?
Poco tempo fa, il 1° giugno 2024, si sono tenute le elezioni per eleggere il nuovo Presidente in Islanda.
Com’è normale, i candidati dovevano raccogliere delle firme (almeno 1.500) per poter correre per lo scranno presidenziale. La novità di quest’anno è stata la modalità di raccolta: l’Islanda ha inaugurato una modalità online, tramite un form. Gli utenti, comodamente da casa, potevano accedere alla piattaforma realizzata ad hoc per l’occasione e fare due cose:
- Candidarsi come Presidente, chiedendo agli altri utenti di dare la propria firma per supportare la campagna
- Inserire il proprio nominativo come semplice utente e dare la propria firma
Quella che sembrava un’intuizione semplice e funzionale per portare le persone a partecipare alla campagna elettorale si è rivelato un disastro.
Courtesy of Anna Andersen on Medium
Perché? Perché le modalità di raccolta firme come candidato e sottoscrizione per il supporto (l’endorsement) a un altro candidato, venivano spiegate all’atterraggio sul form in un muro di testo che, come prevedibile, gli utenti non avevano voglia di leggere. Quasi tutti passavano direttamente al primo pulsante evidenziato di Log In non capendo che, cliccandoci sopra e registrandosi con l’inserimento della propria mail e della carta d’identità, non avrebbero dato la propria firma a un candidato ma si sarebbero, appunto, candidati loro.
Il form di registrazione iniziale che addusse infiniti drammi agli islandesi
Quando l’ente preposto alla regolarità delle operazioni di candidatura, controllo e votazione ha iniziato a ricevere decine, decine e decine di candidature alla carica presidenziale si è posto qualche domanda. Meglio tardi che mai.
Analizzando il form, si sono resi effettivamente conto che forse qualcosina era sbagliata e hanno rivisto la User Experience della piattaforma che alla fine si presentava così:
Quando, grazie all’articolo scritto su Medium dalla designer Anna Andersen, la notizia si è diffusa – anche se non quanto avrebbe meritato – un sacco di gente si è ritirata dalla corsa come presidente, avendo compreso l’errore.
Alla fine, i candidati veri erano solo 12 e a trionfare è stata Halla Tómasdóttir. Tutto è bene quel che finisce bene, sì, ma abbiamo rischiato grosso. Immaginate se la cosa si fosse verificata in un Paese con un’alta densità di popolazione come l’Italia o gli USA; immaginate se, a causa dell’altissimo numero di candidature, il sistema avesse generato automatismi scorretti; o ancora immaginate, semplicemente, che il sistema si fosse bloccato impedendo le elezioni. Cosa sarebbe accaduto?
E tutto perché il designer del form online non ha pensato ai possibili comportamenti degli utenti. E così facendo ha sfiorato quello che avrebbe potuto essere il colpo di Stato più memabile della storia: il golpe a sua insaputa.
COME EVITARE DISASTRI: UX e UI
Il seguente paragrafo è stato redatto da uno dei nostri UX designer d’agenzia. Poiché è un designer e non ama scrivere, per farlo è stato sequestrato in una stanzetta buia con solo un succo di frutta alla pera per rifocillarsi. Ma le regole che vi consiglia di seguire qui sono sincere e molto professionali.
Tutto questo disastro delle presidenziali islandesi si sarebbe potuto evitare applicando delle semplici regole di UX e UI. Che, per chiunque non faccia questo mestiere nello specifico, non è soltanto l’insieme delle regole per rendere piacevole, godibile, divertente e affascinante la nostra navigazione sul web. È molto, molto di più.
Ecco tre regole per evitare casini con la UX, prendendo spunto dalla tragicomica vicenda delle elezioni islandesi:
Punto 1: Non fare il poeta, sii diretto
Taglia corto con i wall-of-text (letteralmente: muri di testo). Le persone non hanno più voglia di leggere libri, figurati quando devono compilare un form. Il mio consiglio è: usa istruzioni chiare e brevi, magari con qualche iconcina simpatica 🙂
Punto 2: Pulsanti che parlano chiaro
I pulsanti devono essere come i semafori: chiari e inequivocabili. Colori e gradazioni accessibili, posizionati dove ci si aspetta di trovarli e dovranno contenere l’azione specifica che essi faranno compiere all’utente: ad esempio, al posto di “Scopri di più” puoi inserire “Scopri come contattarci” e così via.
Punto 3: Test, test, test e ancora test!
Non puoi mettere sulla strada la tua macchina senza un drive-test. Chiedi a un gruppo di utenti, anche ristretto come colleghi o amici, di provarla e raccogli i loro feedback. Dài loro dei goal come ad esempio “Finalizza l’acquisto di un prodotto partendo dalla home di questo sito” o “Esegui il logout del tuo profilo su questa dashboard”. Se capiscono tutti al volo, sei a cavallo; se no, aggiusta il tiro prima che sia troppo tardi.